Perchè la vita merita di essere raccontata

Categoria: ambiente

Dovremmo fare come i fiori

E’ un timido pomeriggio di aprile, l’ora del tramonto. Con l’arrivo della bella stagione riconquisto spazi, energie e momenti che solo la primavera sa offrire. Riapro la sdraio, un tiepido sole mi scalda dopo una improvvisa coda autunnale. Ho con me il mio e-reader, leggo quasi esclusivamente in formato digitale per praticità.

Guardo i miei fiori. Non ho tantissime piante, con quelle che ho provo a dare colore allo spazio esterno; cerco la giusta esposizione, godo dei colori, annaffiarle è un segno di ringraziamento alla natura.

Tra poco arriverà il grande caldo; si starà fuori solo nelle ore più fresche, prevalentemente la sera. Sarà impossibile stare tranquilli in piena estate nell’ora del tramonto, a patto che uno sia immune dall’attacco delle zanzare.

Credo che il mese di aprile costituisca una grande promessa. I primi germogli e i primi fiori sanno guardare avanti, scandire il tempo, non guardano al passato ma ad una nuova stagione che sta per iniziare.

Dovremmo fare come i fiori, confidare nei primi germogli, cercare di fiorire – perché questo devono fare -, splendere nel momento migliore ed accettare che arriverà il tempo in cui, per natura, i petali dovranno cadere. Oppure fare come è successo la scorsa estate in un vaso: una surfinia ha convissuto pacificamente in piena estate con un tenace ciclamino, creando una alchimia inaspettata. Due diversità che hanno accettato di farsi ombra reciprocamente.

Guardare i fiori vale più di tante lezioni.

il fiore nella foto è una rosa della mia terrazza

Le carezze della terra

La terra si sentì rispettata e sollecitata, e regalò nel tempo dovuto un bellissimo raccolto. Gnazio se lo aspettava, ma non per questo non ringraziò la terra e il vento, e restituì un sorriso e molte carezze a quell’oro che copriva il verde e si muoveva silenzioso nella brezza che veniva dal mare. (Andrea Camilleri, Maurizio de Giovanni, Il canto del mare)

“Il canto del mare” è un libricino molto bello, l’ho letto con interesse. E’ una favola per adulti, con tutto l’incanto di un romanzo poetico di Camilleri, reinterpretato da Maurizio De Giovanni, arricchite dai disegni Mariolina Camilleri, ultimogenita del grande scrittore siciliano.

Il lettore si perde in questa favola dove c’è tutto quanto possa emozionare: l’amore, l’arte della narrazione, la natura, l’avventura, una sirena, gli alberi e ovviamente il mare. Il protagonista, Gnazio, il mare non lo può neanche vedere, ricordo di un viaggio da emigrante nella lontana America. Eppure impara a conviverci, mettendo con esso una rispettosa distanza di sicurezza. Gnazio ama la terra, la rispetta, la valorizza, la tratta con il rispetto dovuto ed essa – riconoscente – lo ricompensa sempre. Fedele al suo amore e al rispetto per la terra non scenderà a compromessi, diventerà la sua ragione di vita.

In questo tempo dove l’uomo sembra aver dichiarato guerra al bene comune del creato, c’è da imparare che la terra ci nutre, è “madre” come la chiamava San Francesco. E come Gnazio non dovremmo smettere di ringraziarla. Il suo sorriso non mancherà.

La neve e il fiore

Nell’aria un solo colore, il Monte si nascondeva alla vista ma c’era, e sotto la neve vecchia il bulbo del fiore resisteva, resiste. Ai miei piedi, su un ramo di abete spezzato dalla tempesta, gli aghi continuavano a mantenersi saldi, forse a germogliare, e non so se chiamarli ingenui, matti o valorosi.

Lorenzo Marone – La donna dell’albero

Sento notizie allarmanti per uno come me che non ama il freddo: calano le temperature, neve, ghiaccio in arrivo. Normale, siamo in inverno. La stagione fa il suo dovere con un po’ di ritardo. Nel bellissimo libro di Lorenzo Marone, “La donna degli alberi”, l’autore porta il lettore a vivere un anno in montagna, con il divenire delle stagioni, il letargo degli animali accompagnato dal ciclo vitale alcune piante. Sotto la neve, la protagonista del libro, trova un bulbo, forte, resistente: ingenuo, matto o valoroso? Lo definirei un maestro, esemplare di resistenza e attaccamento alla vita. La tempesta può spezzare, la vita non molla la sua presa e continua a vivere, impavida, spavalda, incurante di ogni avversità.

Coltivare

“Buongiorno,” gli dissi.

“Buongiorno a lei.”

“Cosa coltiva?”

“La vigna e qualche albero di mele.”

“Bello! Non ha qualcuno che la possa aiutare?”

“Eh che vuole, figli e nipoti hanno da lavorare. Io, a novantadue anni, non è che ho altro da fare.”

“Scusi, ma il campo è sempre stato suo o l’ha comprato adesso?”

Il contadino mi fissò e sorrise fra le rughe: “Non è mica mio.”

“Come non è suo? Allora chi glielo fa fare a stancarsi così?”

“A qualcuno piaceranno uva e mele. Chi ha bisogno se le prende. Sa fra tre anni quanto saranno buone?”

Non gli importava niente del raccolto, non sarebbe vissuto fino a vederlo e non era nemmeno suo. Stava facendo la sua parte, curava il terreno come il giardino dell’Eden per poi lasciarlo a chi sarebbe venuto dopo di lui. Ho pensato: questo non è un semplice contadino, è un addetto alla manutenzione dell’universo, passato dall’Io al Noi.

                                                           Simone Cristicchi – Happynext

Si parla tanto di cura dell’ambiente: convegni, appelli, discorsi, manifestazioni, libri… Eppure, in questo passo tratto dal bellissimo libro di Simone Cristicchi, l’autore incontra un anziano intento a coltivare la vigna e un albero di mele; lui non vedrà i frutti probabilmente, eppure fa la sua parte. In parole semplici è quello che molti di noi non si mettono in testa; per salvare l’ambiente – espressione infelice perché anche noi siamo parte di questo ambiente – ognuno di noi può fare qualcosa, sprecando meno, riciclando correttamente, con un consumo consapevole e con gesti di civiltà. Un gesto semplice moltiplicato per ogni persona del mondo basterebbe già per fare molto.

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