E’ un timido pomeriggio di aprile, l’ora del tramonto. Con l’arrivo della bella stagione riconquisto spazi, energie e momenti che solo la primavera sa offrire. Riapro la sdraio, un tiepido sole mi scalda dopo una improvvisa coda autunnale. Ho con me il mio e-reader, leggo quasi esclusivamente in formato digitale per praticità.

Guardo i miei fiori. Non ho tantissime piante, con quelle che ho provo a dare colore allo spazio esterno; cerco la giusta esposizione, godo dei colori, annaffiarle è un segno di ringraziamento alla natura.

Tra poco arriverà il grande caldo; si starà fuori solo nelle ore più fresche, prevalentemente la sera. Sarà impossibile stare tranquilli in piena estate nell’ora del tramonto, a patto che uno sia immune dall’attacco delle zanzare.

Credo che il mese di aprile costituisca una grande promessa. I primi germogli e i primi fiori sanno guardare avanti, scandire il tempo, non guardano al passato ma ad una nuova stagione che sta per iniziare.

Dovremmo fare come i fiori, confidare nei primi germogli, cercare di fiorire – perché questo devono fare -, splendere nel momento migliore ed accettare che arriverà il tempo in cui, per natura, i petali dovranno cadere. Oppure fare come è successo la scorsa estate in un vaso: una surfinia ha convissuto pacificamente in piena estate con un tenace ciclamino, creando una alchimia inaspettata. Due diversità che hanno accettato di farsi ombra reciprocamente.

Guardare i fiori vale più di tante lezioni.

il fiore nella foto è una rosa della mia terrazza