Perchè la vita merita di essere raccontata

Categoria: lettura

Prendiamoci cura delle parole

“Poi c’è il linguaggio: non è forse metro di accudimento? Immagina una terra che rimane muta, prova a pensare a giorni simmetrici senza vocabolario, le parole non nate o non accolte sarebbero aborti di piccole memorie e piccole storie. Le storie sono terra fertile e, come diceva tuo nonno, piene di contraddizioni per tenerci in equilibrio”. (Valeria Tron, L’equilibrio delle lucciole)

Ci sono giorni in cui le parole esagerano. Mi invadono, mi cercano, altre volte addirittura mi perseguitano: queste ultime sono quelle più inutili, sprecate, pezzi di frasi malsane che nascono da bocche aride. In momenti come questi, mentre scrivo, lascio spazio al silenzio per riappropriarmi delle parole che scorrono sulla tastiera. Le cerco nella mia memoria, le ritrovo, le riabbraccio. E’ in momenti come questi che sento l’accudimento, dove le parole scritte nel vocabolario diventano memoria, racconti, ricordi, speranze.

Siamo esseri dotati di linguaggio verbale, gli unici. A volte bastano poche parole per inventare storie, altre volte ne servono di più per rivivere il passato, altre volte le parole diventano note tra lunghi silenzi, sono centellinate, cercate e curate.

Prendiamoci cura delle parole.

Il bambino con il libro in mano

Vi racconto la storia di Varon (nome di fantasia). Oggi Varon ha nove anni, è un bambino che per la sua tenera età ha vissuto già una infanzia travagliata. Originario di un Paese del nord Africa, Varon è rimasto orfano della madre quando era ancora piccolino e oggi vive con il papà; la condizione socio-economica è piuttosto indigente.

Eppure Varon non si arrende. Anzi. Ogni volta che lo incontro mi racconta dei suoi sogni: da grande vuole diventare un ambasciatore del suo Paese, un ministro o addirittura il Presidente per aiutare le imprese e la sua gente. Per far questo porta con se sempre un libro: “sto studiando la storia del mio Paese e di quelli limitrofi”. Conosce perfettamente le regole coraniche della sua religione, informatissimo su fatti di attualità, è dotato di una certa cultura relativamente alla sua età. Quando parla mi incanta, cita aforismi, frasi che ha sottolineato o che ha appuntato. Si sorprende quando gli dico che ho riportato uno dei suoi aforismi ad altri bambini. Il suo ingenuo entusiasmo è disarmante, i suoi occhi brillano quando mi racconta dei suoi progetti.

Non so se si avvereranno i suoi sogni. So solo che ho visto in lui una forza incredibile e un’immagine che mi ha dato tanta speranza: un bambino con un libro in mano può fare una rivoluzione. Anche se non diventerà un ministro Varon ha già vinto la sua rivoluzione: crescere come un cittadino preparato, come un giovane con dei sogni che fonda sulla cultura le sue speranze. Scusate se è poco…

Porte che neanche immaginavamo

Le circostanze inattese ci aprono porte che neanche immaginavamo. Era proprio così che mi sentivo.

E infatti, da quel momento in poi, cominciai a leggere un libro dopo l’altro. Era come se la sete di lettura, da tempo sopita dentro di me, fosse esplosa all’improvviso.

                 Satoshi Yagisawa – I miei giorni alla libreria Morisaki

Questa frase tratta da un bellissimo libro “I miei giorni alla libreria Morisaki”, ambientato in Giappone, preciasamente in un quartiere di Tokyo dove abbondano le librerie, mi ha fatto pensare alla mia storia da lettore. Sono un lettore tardivo, piuttosto tardivo: quando la scintilla è scoccata però non mi sono più fermato. Quando alla scrittura ho accostato una lettura assidua e costante molto è cambiato; la lettura stimola la curiosità, arricchisce le mie conoscenze; il libro diventa un amico fidato con cui trascorrere un tempo fatto di silenzio e concentrazione.

In questi ultimi anni attraverso la lettura mi sembra di aver vissuto tante vite, visitato tanti luoghi, incontrato persone spaziando in epoche vicine e lontane, in mondi distanti e limitrofi. L’esperienza della lettura è la cosa più bella che possa augurare dai bambini agli anziani. Le parole possono farci viaggiare con il rischio che vale la pena di correre: poterci cambiare.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén