Perchè la vita merita di essere raccontata

Categoria: scuola

Me lo ricordo quell’insegnante

Me lo ricordo quell’insegnante. Sì, me lo ricordo perché un vero insegnante sa in-segnare una vita e quel tocco magico non se ne va più.

Me lo ricordo quell’insegnante che, poco più che bambino, mi affascinò con il carisma, perché solo quelli veri hanno carisma.

Me lo ricordo quell’insegnante che un giorno perdonò una mia acerba ingerenza: solo quelli veri sanno mettere davanti la gentilezza e la dolcezza.

Me lo ricordo quell’insegnante che metteva al primo posto i suoi allievi, mai se stesso. E’ dote rara di chi si sente al servizio e mai servito.

Me lo ricordo quell’insegnante che mi ha accompagnato per lunghi anni della mia vita, ascoltandomi, rispettandomi e aprendo il suo cuore.

Me lo ricordo quell’insegnante che, una volta cresciuto, riuscì a trasformare l’insegnante in un amico, perché le differenze di età le persone vere non le calcolano proprio.

Me lo ricordo quell’insegnante che tornò ad insegnarmi, una volta cresciuto, con la stessa passione e carisma di un tempo: anche se un po’ arrugginito un vero maestro non perdere mai lo smalto per ciò che ama.

Me lo ricordo quell’insegnante che mostrò i suoi punti deboli dell’anima, perché sapeva essere uomo prima che qualsiasi altra cosa.

Me lo ricordo quell’insegnante che ho accompagnato fino alla partenza da questa terra; insieme c’erano i suoi allievi perché un vero maestro unisce e riunisce.

Me lo ricordo quell’insegnante. Certo che me lo ricordo perché ho avuto l’onore di essergli al fianco.

Me lo ricordo quell’insegnante portandolo con me ogni giorno, nella speranza di essere solo una briciola della sua grandezza.

Me lo ricordo quell’insegnante perché persone così toccano una vita e segnano un’esistenza.

Lo scrutinio migliore

Non c’è nulla di più stagno del magone per fare barriera al sapere. La risata la puoi spegnere con uno sguardo, ma le lacrime…” (Daniel Pennac, Diario di scuola)

In questi giorni i docenti sono impegnati nel difficile compito di valutare i propri studenti, con voti e giudizi. Difficile, discutibile, umiliante: mi limito a questi tre aggettivi.

Discutibile perché la valutazione del sapere è qualcosa di improponibile soprattutto a livello globale: per un insegnante di italiano un ragazzo ha tutti 4, per quello di matematica tutti 7. Come si fa? Quali sono le giuste misure per quantificare un sapere? Andrebbero analizzati tanti e troppi fattori per capirci qualcosa e forse neanche basterebbero per farci un’idea vicina alla realtà. E qui subentra la discutibilità di quanto tutti gli insegnanti sostengono, perché ogni valutazione deve essere sempre la somma di tante visioni. In tutto questo si prova una certa umiliazione mista a superbia perché tentiamo di riassumere con numeri o voti il sapere di un allievo.

Il magone di non sapere e le lacrime che ne derivano le ho provate anche io quando mi trovavo davanti ai numeri da ragioniere, alle tecniche di un presunto bancario o addirittura a cimentarmi in una incomprensibile lingua fatta di segni come la stenografia. Quanto tempo ho perso, quante lacrime di rassegnazione: nessuna comprensione, nessuno che mi abbia mai chiesto “quali sono i tuoi talenti?”.

I nostri studenti hanno valori nascosti. Tempo fa una maestra disse ad un bambino: secondo me dovresti studiare recitazione. Ora, a 16 anni, recita in piccoli e grandi teatri, impara, si fa le ossa, crede nei suoi sogni e in ciò che la sua maestra intravide in tenera età. E’ stato lo scrutinio migliore, non c’è valutazione che tenga.

E la maestra è tornata ad applaudirlo, perché questo è educare.

“Genitori rilassati cercasi” in tutte le librerie

E’ uscito oggi il mio nuovo libro, dedicato alle dinamiche della crescita in un tempo sempre più dominato dall’ansia e dallo stress, dove i genitori e gli educatori si trovano davanti a sfide importanti nella crescita di bambini, adolescenti, ragazzi. L’invasione della tecnologia, le dinamiche relazionali, le maggiori problematiche scolastiche, i gruppi whatsapp dei genitori, la solitudine dei nostri giovani, la disabilità: queste e tante altre le tematiche che ho voluto trattare in questo mio nuovo lavoro.

Un libro che affonda le radici nella mia famiglia anni ’80 in cui le dinamiche e i ruoli erano chiari; nel tempo odierno troviamo smarrimento da parte dei genitori e anche degli educatori. Per crescere figli sereni e positivi è necessario dedicare loro un tempo vero, fatto di ascolto, incoraggiamento, supporto, senza dimenticare il buon umore, elemento indispensabile in tutti i campi, soprattutto nell’educazione. Nel libro ho raccolto tante storie che ho ascoltato nei miei venticinque anni di scuola, cercando di offrire il mio punto di vista che nasce dall’esperienza scolastica.

E’ un libro a cui tengo particolarmente, scritto con passione e impegno. Ringrazio anticipatamente tutti i lettori che vorranno provare a diventare “Genitori rilassati”, perché in fondo è il desiderio di tutti. Provare per credere!

Il bambino con il libro in mano

Vi racconto la storia di Varon (nome di fantasia). Oggi Varon ha nove anni, è un bambino che per la sua tenera età ha vissuto già una infanzia travagliata. Originario di un Paese del nord Africa, Varon è rimasto orfano della madre quando era ancora piccolino e oggi vive con il papà; la condizione socio-economica è piuttosto indigente.

Eppure Varon non si arrende. Anzi. Ogni volta che lo incontro mi racconta dei suoi sogni: da grande vuole diventare un ambasciatore del suo Paese, un ministro o addirittura il Presidente per aiutare le imprese e la sua gente. Per far questo porta con se sempre un libro: “sto studiando la storia del mio Paese e di quelli limitrofi”. Conosce perfettamente le regole coraniche della sua religione, informatissimo su fatti di attualità, è dotato di una certa cultura relativamente alla sua età. Quando parla mi incanta, cita aforismi, frasi che ha sottolineato o che ha appuntato. Si sorprende quando gli dico che ho riportato uno dei suoi aforismi ad altri bambini. Il suo ingenuo entusiasmo è disarmante, i suoi occhi brillano quando mi racconta dei suoi progetti.

Non so se si avvereranno i suoi sogni. So solo che ho visto in lui una forza incredibile e un’immagine che mi ha dato tanta speranza: un bambino con un libro in mano può fare una rivoluzione. Anche se non diventerà un ministro Varon ha già vinto la sua rivoluzione: crescere come un cittadino preparato, come un giovane con dei sogni che fonda sulla cultura le sue speranze. Scusate se è poco…

I veri maestri ti fanno volare

“Mi piacerebbe – torno a dire – trovare una definizione di maestro, ma davvero non mi è facile. Diciamo che noi, quando uscivamo dalla lezione di un maestro, camminavamo per un bel po’ a un metro da terra. Diciamo che quel metro da terra fa la differenza. Uscivamo di lì con le loro grandi parole stampate per sempre nella testa, e una sola, chiarissima idea: volevamo fare anche noi come loro, vivere delle loro stesse, strabilianti parole. Diciamo che forse questo contraddistingue un maestro: che ti contagia. Ti porta a voler diventare come lui”

Paola Mastrocola – La scuola raccontata al mio cane

Camminare ad un metro da terra, una metafora che rende l’idea di come ci si possa sentire in un momento di rara e pura felicità. Raramente si riescono a vivere momenti simili. Le parole di chi insegna – un maestro in questo caso ma va bene anche per una maestra – toccano sempre una vita, non è detto che avvenga in modo positivo: si può volare ad un metro da terra o finire con l’umore sotto i tacchi. Nel grazioso libro “La scuola raccontata al mio cane”, Paola Mastrocola ci parla di un suo maestro; le sue parole spingevano all’emulazione, entravano forte e chiare, si insediavano nell’animo degli studenti. Era un maestro “contagioso”. Il sogno di chi fa il mio mestiere, contagiare con parole penetranti l’animo dei propri studenti.

Raramente ho incontrato insegnanti di questo calibro, qualcuno c’è stato e vive ancora in me con le sue parole, i suoi gesti, semplicemente sono stati testimoni con la propria vita più che con le parole.

La fortuna di ogni studente sta nell’incontrare nel proprio percorso di studi e di vita insegnanti del genere. O quanto meno la fortuna sta anche nel non incontrarne di pessimi.

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